Rafael Spregelbur e Alejandro Iñarritu. Il primo è drammaturgo, attore, saggista, traduttore, regista teatrale, il secondo è conosciuto come regista cinematografico e cineasta. Entrambi sono latinoamericani, il primo, a dispetto del cognome che potrebbe far pensare ad una terra nordica, è nato nella  patria di Luis Borges, Buenos Aires. L’atro, invece, è messicano.
Ora, a parte l’origine latina, e l’interesse per l’arte, cosa hanno in comune i due? Lo scorso anno , con gli allievi della Klass Spam, abbiamo approfondito il teatro di Rafael Spregelburd, esponente di spicco della nuova drammaturgia argentina. Spregelburd ama definire il suo teatro “il teatro della catastrofe”. Sul palco viene messa in scena la vita nella sua complessità. E, per fare questo, l’autore studia a fondo: la teoria del caos, la matematica frattale e la biologia, la struttura degli organismi. Nella “Stupidità”, che i ragazzi de La Klass Spam hanno portato in scena a maggio 2016, tutti gli elementi caratteristici del teatro di Spregelburd sono evidenti, persino la commistione di generi.
Il testo, infatti, fa parte de “L’eptalogia di Hieronymus Bosch” e si ispira al genere cinematografico del road movie. Cinque storie si svolgono contemporaneamente all’interno di un motel e per le strade di Las Vegas. Cinque attori interpretano ventiquattro personaggi. L’effetto è caotico. Lo spettatore si trova a dover seguire diverse storie contemporaneamente, come se stesse guardando dall’alto una piazza in cui si svolge un mercato o avesse aperto il tetto di un albergo e potesse spiare ciò che, nello stesso momento, accade in ogni camera. Si troverà davanti alla complessità dell’esistenza, della vita che, in quanto tale, non è prevedibile e leggibile seguendo un meccanismo di causa ed effetto. Perché, come spiega Spregelburd  (ma è ciò che accade ogni giorno), la vita è un susseguirsi di catastrofi, eventi che sfuggono alla nostra comprensione, che non possiamo prevedere e di cui solo in un secondo momento riusciamo ad intuire le cause.

E allora qual è l’obiettivo dell’arte e del teatro? Moltiplicare “el sentito”, la sensazione, ridestare i sensi, sorprendere lo spettatore. Non c’è un SENSO in ciò che vediamo, non possiamo pretendere di CAPIRE, afferrare del tutto le parole, le storie, i nessi logici, ma possiamo solo intuire, sentire, ed emozionarci assistendo alla vita che accade in scena.
Il teatro di Rafael Spregelburd non è affatto distante da Alejandro Iñarritu. Cambia solo il mezzo. Il regista messicano, infatti, nei film Birdman, Babel e 21 grammi, racconta la complessità dell’esistenza con un nuovo stile narrativo. Le sue pellicole turbano lo spettatore, lo sconvolgono e, a volte, lo costringono a seguire diverse linee narrative.

Quest’anno la Klass Dal Romanzo alla Scena è partita proprio dall’analisi del film Birdman per comprendere la trasposizione di un testo letterario in scena e sul grande schermo. In Birdman, infatti, Riggan Thompson, interpretato da Micheal Keaton, noto a tutti come attore protagonista del film Batman (Birdman), vuole portare in teatro “Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore”, un celebre racconto di Raymond Carver.
Il protagonista cerca disperatamente di affrancarsi dal personaggio che l’ha reso celebre; vorrebbe dimostrare a tutti le sue capacità di attore e regista ma…Non facciamo spoiler! In ogni caso, nel film, l’attore, la recitazione e la vita sono al centro del dramma e della narrazione, che viene declinata attraverso vari media senza alcuna pretesa catartica né salvifica, anzi.

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