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Continua la nostra ricerca alla scoperta della compagnia nantese Royal de Luxe.

Ci affascina e stimola l’idea di scoprirla e studiarla poiché la compagnia è stata in grado nella sua storia quasi quarantennale, grazie alla visione del direttore artistico Jean Luc Colcourt, e ad una equipe INCREDIBILE di macchinisti, ingegneri, artisti, attori/macchinisti, organizzatori di progettare un molto evento popolare, di qualità artistica elevata offrendolo gratuitamente al pubblico di tutto il mondo di qualunque età.

Andiamo con ordine: siamo stati a Ginevra dal 29 settembre al 3 ottobre per assistere alla Saga dei Giganti.

La loro peculiarità in effetti è proprio questa: aver ideato e prodotto dal 1994 in poi una famiglia di marionette giganti e tutto il loro relativo mondo.

La compagnia che si definisce di street theater company, in realtà spazia notevolmente dalle azioni site-specific, square shows, parate, residenze ma è divenuta famosa in tutto il mondo per l’invenzione di questi personaggi XXL che attraversano le città.

Nella storia di questa famiglia singolare, ideata e scritta dal direttore artistico, i Giganti verrebbero da un altro mondo per visitare il nostro e lasciarci messaggi.

Come tanti Gulliver vengono catapultati in un punto preciso della città attraverso razzi, sedie a dondolo, container, se ci sono fiumi nei paraggi possono anche emergere dalle acque, e una volta arrivati attraversano (superando svariati ostacoli: ponti, strade strette, fiumi, cavi elettrici, ecc) la città con musica dal vivo a seguito, e circa cento “lillipuziani” in livrea rossa da cui vengono agiti, letteralmente.

Ovvero per far “camminare” la Petit Géant o la Grand Mere, o ancora l’Uomo con lo Scafandro, a turno in un gruppo di almeno venti si alternano aggrappandosi ad una corda e lanciandosi nel vuoto, dalla piattaforma con le ruote alle spalle del gigante, per azionare la carrucola che porterà in alto il ginocchio consentendo al gigante appunto di camminare. Osservando questo spettacolo si resta stravolti dalla fatica umana e dall’imponenza del gigante che ha a suo servizio questo esercito di acrobati disposti a tutto.

Se ci si ferma a guardare i volti dei lillipuziani viene spontaneo chiedersi quanto tempo abbia impiegato il direttore artistico a trovare quei volti:  tra i nasi, menti, le sopracciglia, le fronti, gli occhi e i capelli si può leggere tutta la produzione francese da Verne, agli uomini in prigione di Genet, passando per l’oscurità di Hugo e la commedia umana di Balzac, un atlante delle donne e degli uomini che solo un romanzo di grandi imprese può mostrare.

Poche attrici, principalmente in testa al gigante, muovono con un telecomando le espressioni dei protagonisti: chiudono gli occhi, inclinano la testa, sorridono, guardano in su e mentre lo fanno loro, lo fa anche la marionetta come se fosse viva.

All’elenco vanno aggiunti i musicisti (fino a 6) che eseguono la colonna sonora dello spettacolo dal vivo, il personale tecnico della compagnia (ne abbiamo contati almeno 40) che si occupa di guidare le gru, i camion, gestire lo spazio in cui i giganti dormono, sparare centinaia di litri di fumo di scena, curare gli effetti speciali (fuoco, acqua, spari) i volontari (a Ginevra erano circa 50) che aprono la strada e srotolano e riarrotolano centinaia di metri di nastro rosso e bianco per limitare il pubblico sui marciapiedi, l’enorme numero di polizia, polizia municipale, protezione civile, polizia in moto e sui pattini, militari, blindati per l’antiterrorismo, due elicotteri e un drone che seguono la parata.

I protagonisti assoluti sono i Giganti che non si muovono tutti assieme, ogni volta per ogni città il racconto cambia a seconda del protagonisti che sono:

L’uomo con lo scafandro, la Grande mere, la Petit Gèant e il Petit Negers, l’esercito di oggetti e animali, il cane e l’elefante, il giradischi, la radio, la sveglia, le sedie a dondolo, i letti, cuscini, vestiti, coperte, occhiali, pipe, le pantofole, le scarpe, il lecca-lecca, la moto, una cassaforte, libri ecc.

Uno spettacolo così non si può dimenticare, dura minimo tre giorni 24 su 24, chiunque vi assista anche per puro caso non potrà più dimenticarlo. Inoltre quando prima della siesta la Grand mere ci lascia con uno dei suoi racconti, viene tradotta in francese (lei ovviamente parla una lingua tutta sua) o nella lingua principale della città in cui si trova, e contemporaneamente in LIS. Durante la notte i Giganti dormono in un grande spazio accessibile a tutti con tanto di russamento e apnee!

Un’opera incredibile che costa uno sforzo di energie umane e risorse combustibili enorme, letteralmente immenso.

Mentre godevamo dell’esperienza da spettatori privilegiati e spettatori comuni (abbiamo sperimentato tutte e due le forme) il nostro pensiero andava alla città che al secondo giorno nonostante un’organizzazione incredibile (siamo in Svizzera insomma) non era in grado di assicurare alcuni mezzi con cittadini nel panico, e il personale a terra non disposto a parlare in inglese (siamo riusciti ad evitare di spendere almeno 125 franchi di taxi per 15 minuti di strada, grazie alla pazienza di uno dei tanti italiani che ci ha spiegato cosa fare).

Ogni volta che la gru emetteva il fumo denso della nafta o anche il rumore dei motori e dei gruppi elettrogeni, quella quantità incredibile di fumo teatrale, la luce per il campo da calcio nel quale le giganti dormivano di notte, ci tormentava, perché eravamo consapevoli che oltre al costo immenso di un evento di questa portata sicuramente memorabile, quanto costava alla comunità in termini di inquinamento ambientale, sonoro e utilizzo di maxi risorse di energia?

Ecco che, nella lettura in questo nostro presente, di un evento di tale portata purtroppo lo stupore, la poesia, la magnificenza dello spettacolo  (“incroyable”, incredibile continuavo a ripetere gli spettatori intorno a me) nel nostro caso non riescono a sopraffare la necessità di ragionare su un grande evento che non significhi un tale consumo di energie.

Nella realtà, e senza mezzi termini, un tale spettacolo davvero sconvolge gli assetti di un città, sconvolge il paesaggio, offre visione paradossali (era magnifico assistere all’apertura in batteria delle finestre affacciate su balconi vicinissimi al volto della piccola gigante) ponendosi un obiettivo poetico tale da costruire atmosfere rarefatte sposate con una grande spettacolo di piazza.

Un’esperienza unica da cui abbiamo tratto un insegnamento pratico. Sapremo, nella costruzione del progetto per il 2019 di dover considerare come fondamentale il tema delle energie da utilizzare, per muovere la grande Nave che sta emergendo dalla progettazione di Circulating Entities.

Tutte le nostre energie si concentreranno sulla voce da dare alle cose, alle persone, all’abilità e spettacolarità nell’affrontare e superare gli ostacoli, nel prevedere quel cambiamento di atmosfera, quel silenzio misterioso che lasceremo (ci auguriamo) lungo la nostra strada.

Carlotta Vitale e Mimmo Conte 

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