«Cosa ricordo della scorsa lezione?»

«Cosa faremo questa sera?»

 

Giovedì, 7 febbraio 2019

Ci ritroviamo, a distanza di una settimana, per la nostra seconda lezione; e iniziamo di nuovo il laboratorio rispondendo alle domande che ci pone il maestro: questa volta, interrogandoci non tanto sui nostri desideri, quanto sui nostri bisogni.

Passiamo, quindi, al saluto rituale, e al primo “Gioco” prendiamo a muoverci nello spazio con ritmo e intensità.

Ripetiamo, prima, l’esercizio eseguito anche a casa, provando a coordinare con le braccia gli emisferi destro e sinistro del cervello; ci concentriamo, poi, sulla zattera invisibile di cui siamo tutti parte, che tentiamo di equilibrare nello spazio modulandone le azioni a diverse velocità.

A questo punto il nostro corpo è uno strumento con il quale sperimentiamo una sequenza di dieci movimenti precisi, da studiare e ripetere come compito per giovedì.

L’ultima parte della lezione ci introduce all’elemento della voce, in una dimensione – quella del gioco dell’A – O – I – che testa il nostro grado di attenzione verso gli altri, il modo in cui a loro ci relazioniamo.

Segue un leggero defaticamento, dopo il quale ripercorriamo individualmente – per parole e per immagini – il lavoro svolto e le sensazioni vissute, trascritte sul foglio bianco in forma di pensieri.

Ci salutiamo, alla fine, con un “Grazie”, in attesa del prossimo incontro.

 

L’intensità di ascolto e attenzione dei partecipanti mi porta a proporre tante cose, nonostante il poco tempo a disposizione. Un potenziale “rischio” per la conduzione, in quanto è sempre necessario soffermarsi su ciascun passaggio, pur lavorando con un gruppo che apprende velocemente. In ogni caso, è importante insistere su un lavoro che stimoli la dinamica d’insieme. Inoltre, la capacità di ascolto e la buona predisposizione a trovarsi in relazione con la conduzione e con gli altri partecipanti vanno sempre e comunque allenate, tenute vive.

Nell’ultima parte del lavoro, abbiamo aggiunto all’esercizio corporeo la dimensione della voce. C’è un aspetto che mi ha colpito più di tutti: a confronto con l’elemento della voce, la timidezza è cresciuta. È interessante osservare come – forse al contrario di ciò che istintivamente pensiamo – il corpo provi meno imbarazzo rispetto alla voce. Probabilmente, perché la voce ha un forte legame con la nostra interiorità. Nell’ambito del laboratorio, e in teatro, la voce riguarda la nostra intimità, è il “nostro essenziale”: voce/parole/respiro, non si lasciano andare per nulla.

Mimmo Conte